“Ma che ce ne fotte”, un inno alla leggerezza targato Alessandro Bolide
“Ridere è il terzo verbo più importante dopo vivere e amare”.
Concorderà su questa citazione dello scrittore Fabrizio Caramagna uno che di risate e di comicità se ne intende eccome.
Tra i contenuti social di Alessandro Bolide, attore, comico e cabarettista, molti di questi puntano a rallegrare chi li guarda donando un sorriso.
“E’ il mio mestiere, è ciò che so fare e che mi piace fare. Ritengo che i social debbano essere considerati come lo specchio di se stessi e non mi va affrontare contenuti troppo impegnati ed impegnativi. Penso che una battuta possa alleggerire la vita che talvolta risulta pesante. Amo mostrare sui social la mia vita, il mio quotidiano; l’amore per il mio pappagallo oppure coinvolgere mia moglie Rachele in simpatici sketch di vita familiare. Insomma, mantengo la mia natura comica senza trascendere”.
Bolide è stato uno dei pionieri di “Made in Sud”, la trasmissione comica diventata in pochi anni un vero e proprio fenomeno mediatico. Uno dei comici più amati in assoluto. Il suo “Ma che ce ne fotte”, ormai è diventato un vero e proprio ‘claim’: uno slogan contro la futilità delle cose ed un inno alla leggerezza.
Ma non solo; la sua bravura artistica lo ha portato a lavorare con alcuni dei migliori attori e registi contemporanei. Ultimo in ordine cronologico il regista Mario Martone nel film ‘Qui rido io’.
Ma qual è il rapporto di Alessandro Bolide con i social? “Li subisco. Sono entrati ormai a far parte del nostro quotidiano; è da lì che apprendiamo tante notizie ed ormai occorre restare al passo. Mi accorgo, però, che talvolta si rischia la dipendenza dai social. Ogni tanto mi impongo di staccarmi dallo smartphone e godermi le bellezze del mondo reale che ci circonda”.
I social come hanno cambiato il modo di essere artista? “Sicuramente i social network danno la possibilità di essere giudicato dal pubblico che guarda un qualsiasi tipo di contenuto: sia esso un post, un reel o una storia. Ciò che non mi piace, però, è che spesso questi strumenti non consentono di distinguere la vera bravura ed il talento di un artista. Troppo spesso si cade nel trash o, peggio, si mitizzano esempi negativi, acquisendo anche popolarità. Sono fermamente convinto che realizzare tante visualizzazioni grazie ad un contenuto social non significa aver realizzato un contenuto di qualità”.
Non solo cinema e TV; anche editoria (autore del libro ‘Ma che ce ne fotte?) e radio. Ogni mattina, infatti, è in onda dalle frequenze di Radio Ibiza, accanto all’amico di sempre Fabio Still.
“E’ innegabile che i social aiutano chi fa questo mestiere. Grazie ai social interagiamo con il pubblico in diretta, ad esempio; oppure mettiamo al corrente chi ci segue di ospitate, eventi ed iniziative magari aumentando la visibilità. In linea generale, prendiamo ad esempio il fenomeno dei Ferragnez: Fedez e Ferragni grazie alla loro popolarità social riescono ad arrivare ad un pubblico molto più ampio di quello che raggiungerebbero con ospitate quotidiane nei principali format televisivi nazionali. Poi bisogna anche dire che utilizzano i social anche per tante iniziative sociali: basti pensare che nel periodo del lockdown si sono resi promotori di una raccolta fondi per la costruzione di un ospedale”.
Bolide ne è fortemente convinto: “Specie se sei un personaggio pubblico, è sempre l’utilizzo che fai delle cose ad identificarti”.